MILANO (MF-NW)--Il crescente livello di incertezza sulle politiche commerciali a livello globale ha spinto Moody’s Ratings ad abbassare l’outlook sovrano da stabile a negativo, segnalando un peggioramento delle condizioni di credito per molti Paesi. Secondo l’agenzia, l’attuale fase di riassetto degli equilibri commerciali, unita alla volatilità geopolitica, rischia di generare uno shock più duraturo rispetto a quello causato dalla pandemia, con ricadute strutturali sui modelli di crescita e sui bilanci pubblici.
I DAZI USA PORTERANNO A UN NUOVO ORDINE COMMERCIALE
Il ridisegno dei dazi e delle relazioni commerciali globali segnala un riallineamento strutturale negli scambi e nelle catene di fornitura. Il nuovo approccio tariffario degli Stati Uniti (Aa1 stabile), che ha introdotto dazi generalizzati del 10% su tutte le importazioni, con aliquote ancora più elevate per i beni cinesi e alcuni settori chiave, ha stravolto le aspettative di Moody’s su una normalizzazione graduale delle condizioni di credito. Con Stati Uniti e Cina (A1 negativo) al centro della ristrutturazione degli scambi mondiali, le ricadute saranno globali. L’escalation tra Israele (Baa1 negativo) e Iran aggiunge un ulteriore fattore di destabilizzazione, soprattutto per i mercati energetici e i corridoi navali. Sebbene le tensioni immediate si siano allentate, i rischi geopolitici restano elevati, avvertono gli esperti. Anche con la sospensione temporanea dei nuovi dazi, mentre proseguono i negoziati bilaterali, gli effetti si fanno già sentire: domanda globale più debole, calo iniziale delle materie prime (con recente rimbalzo del petrolio) e maggiore incertezza percepita dalle imprese. Moody’s avverte che un incremento generalizzato dei dazi da parte degli Usa comprometterebbe la crescita globale, deteriorando i saldi fiscali ed esterni, rallentando gli investimenti e indebolendo le condizioni di finanziamento, soprattutto nei Paesi più vulnerabili.
EUROPA MENO ESPOSTA MA NON IMMUNE
A livello geografico, l’Europa Occidentale appare meno vulnerabile rispetto ad altre aree, ma le economie più orientate all’export, come Germania (Aaa stabile), Repubblica Ceca (Aa3 stabile), Ungheria (Baa2 negativo) e Slovacchia (A3 stabile), sono esposte nei settori automotive, componentistica elettronica e semiconduttori. Moody’s ha rivisto al ribasso di 0,5-1 punto percentuale le previsioni di crescita per queste economie nel 2025, anche se per la Germania l’outlook 2026 è stato migliorato in attesa di una ripresa più robusta dovuta al nuovo piano di spesa.
GLI OSTACOLI ALLA POLITICA FISCALE
Il ritorno a una crescita più fiacca e frammentata, accompagnato da politiche fiscali orientate al breve termine per compensare gli effetti dei dazi, rischia di rallentare i processi di consolidamento e frenare gli investimenti produttivi. Per economie come Messico, Panama (Baa3 negativo), Romania (Baa3 negativo) e Polonia (A2 stabile), già sotto osservazione per la fragilità dei conti pubblici, lo shock tariffario complica le strategie di stabilizzazione del debito. La stessa pressione arriva dalla necessità di aumentare la spesa per la difesa nei Paesi dell’Ue, ulteriore elemento di stress sui bilanci.
EMERGENTI PIÙ VULNERABILI, MARGINI FISCALI RIDOTTI
I Paesi emergenti e di frontiera dispongono di minori margini fiscali e monetari rispetto alle economie avanzate, e in molti casi hanno una più bassa capacità di assorbire shock esterni. Secondo Moody’s, la Cina potrebbe reagire allo scenario con un aumento della spesa pubblica fino al 2,5% del Pil, destinando risorse sia alle esportazioni colpite dai dazi sia ai governi locali. Ma per altri Paesi ad alto debito l’opzione di ulteriori stimoli fiscali si scontra con il rischio di destabilizzazione dei conti.
PREZZI DELLE MATERIE PRIME SOTTO OSSERVAZIONE
Infine, Moody’s mette in evidenza la volatilità delle materie prime come ulteriore fonte di rischio. La recente discesa dei prezzi del petrolio ha colpito i conti di economie fortemente dipendenti dalle entrate energetiche come Angola (B3 stabile), Congo (Caa2 stabile) e alcuni Paesi Mena, tra cui Kuwait, Oman (Ba1 positivo) e Arabia Saudita. Un nuovo deterioramento del quadro geopolitico, specie in Medio Oriente, potrebbe generare pressioni inflazionistiche e peggiorare i saldi esterni delle economie importatrici di energia.
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MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)
0213:10 lug 2025