06:27 | 17 Dec 2025

FOCUS: nelle grandi città la casa divora il reddito dei lavoratori (Cdp)

MILANO (MF-NW)--Il caro affitti è diventato uno dei principali fattori di compressione del reddito disponibile dei lavoratori italiani e una variabile sempre più critica per la competitività dei territori. Nelle grandi città, ma anche in molti centri di medie dimensioni, il costo dell’affitto assorbe ormai una quota degli stipendi ben superiore alle soglie di sostenibilità comunemente accettate, con effetti diretti sulla mobilità del lavoro, sulla capacità delle imprese di attrarre personale e, non di meno conto, sulla crescita economica.

CITTÀ PER CITTÀ: QUANTO L’AFFITTO PESA SULLO STIPENDIO

Guardando all’incidenza dei canoni di locazione sulle retribuzioni – il cosiddetto housing affordability index (Hai) – l’ultimo report di Cdp disegna un quadro di forte tensione. In media, in Italia l'affitto pesa per circa il 35% delle retribuzioni nette, superando il limite del 30% oltre il quale una famiglia entra in area di difficoltà. Per i giovani lavoratori la situazione è ancora più critica: la spesa per la locazione di un alloggio supera il 40% del reddito. Il fenomeno è particolarmente accentuato nei grandi poli urbani. Milano e Roma rappresentano i casi estremi: qui l’incidenza degli affitti supera il 60% dello stipendio medio (il 76% e il 65% rispettivamente), rendendo di fatto impossibile per ampie fasce di lavoratori vivere stabilmente in città senza sacrificare consumi essenziali o ricorrere al supporto familiare. Ma la pressione abitativa non riguarda solo le metropoli. A Torino, Bologna, Venezia, Napoli, Cagliari e Sassari la percentuale supera il 40% mostrando altrettanti livelli di accessibilità critici, a dimostrazione che il problema è strutturale e non circoscritto a pochi grandi centri. Le differenze territoriali dipendono soprattutto dall’andamento dei canoni di locazione, cresciuti molto più rapidamente dei salari, spesso relativamente omogenei tra province. A spingere i prezzi sono stati diversi fattori: l’espansione degli affitti brevi, i flussi migratori interni verso le aree a maggiore dinamismo economico, l’aumento dei costi di costruzione e dei tassi di interesse, oltre a un’offerta immobiliare quantitativamente e qualitativamente inadeguata.

IL NODO DELLA CASA PER I LAVORATORI

Alla pressione sui redditi si affianca un altro elemento chiave: la domanda di lavoro non soddisfatta. In molte province il numero di assunzioni programmate dalle imprese supera quello dei disoccupati disponibili, segnalando la necessità di attrarre lavoratori da altri territori. Tuttavia, l’elevato costo dell’abitare rappresenta una barriera concreta alla mobilità. Per misurare questa dinamica nel rapporto definito da Cdp è stato costruito l’Indice di Fabbisogno di Alloggi per Lavoratori (Ifal). I risultati mostrano una forte concentrazione del fabbisogno in 15 province, che da sole rappresentano oltre un terzo della domanda di lavoro nazionale, un quarto della popolazione italiana e più di un terzo di prodotto interno lordo ed export. In cima alla classifica si colloca Bolzano, seguita da Milano, Trento, Prato e Roma. Queste cinque province concentrano oltre il 20% delle assunzioni previste dalle imprese. In alcuni casi, come Bergamo, pesa soprattutto la forte domanda di lavoratori provenienti da altre aree, in altri, come Roma, Grosseto e Livorno, il fattore dominante resta il costo eccessivo degli alloggi.

UNO SGUARDO ALL’EUROPA: UNA CRISI DIFFUSA

La crisi dell’accessibilità abitativa non è solo italiana. Nel 2023 circa il 9% della popolazione europea ha speso oltre il 40% del proprio reddito per la casa. Tra il 2013 e il 2025, l’Ue stima che i prezzi delle abitazioni sono cresciuti del 60%, mentre gli affitti sono aumentati del 20%. Intanto, tra il 2019 e il 2023 i salari reali sono diminuiti del 3%, ampliando lo squilibrio tra redditi e costi abitativi. Urbanizzazione, stagnazione salariale e finanziarizzazione della casa hanno accentuato la pressione nei grandi centri urbani europei. Non a caso la Commissione Europea ha riportato il tema dell’abitare al centro dell’agenda politica, con il nuovo piano casa europeo per l’edilizia accessibile. Rispetto ai principali competitor europei, l’Italia parte da una posizione di debolezza: lo stock di abitazioni in affitto è limitato (13,1% del totale, contro circa il 30% in Francia e oltre il 50% in Germania) e l’offerta di alloggi a canone calmierato è marginale (2,4%, contro il 34% dei Paesi Bassi e il 23,6% dell’Austria).

IL SERVICE HOUSING: LA CASA COME INFRASTRUTTURA ECONOMICA

In questo contesto si inserisce il service housing, un modello che considera la casa non come asset di investimento, ma come servizio temporaneo a supporto della mobilità lavorativa. Si tratta di alloggi in locazione a canoni calmierati destinati ai lavoratori che si spostano per motivi professionali verso territori ad alta pressione abitativa e forte fabbisogno di manodopera. Il service housing risponde a una nuova emergenza sociale ed economica: quella dei lavoratori in mobilità, non solo giovani, ma anche addetti ai servizi pubblici essenziali, al turismo e all’industria manifatturiera, spesso impossibilitati a vivere nelle città dove sono richieste le loro figure professionali. Senza un’offerta abitativa accessibile, il rischio è un blocco strutturale dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro, con ricadute negative sulla produttività e sulla crescita. Le province con i valori Ifal più elevati – da Milano a Bolzano, passando per Roma, Trento e i principali poli manifatturieri e turistici – rappresentano i territori in cui gli interventi di service housing possono generare il maggiore impatto economico e sociale. Qui la casa diventa una vera infrastruttura di sistema, al pari dei trasporti o dell’energia: una leva strategica per sostenere lo sviluppo, attrarre talenti e ridurre gli squilibri territoriali. Per il mercato immobiliare e per gli investitori istituzionali, il service housing apre così una nuova frontiera: meno speculativa, più industriale, e sempre più centrale nel ridisegno del rapporto tra lavoro, città e crescita.

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MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)

1718:27 dic 2025