(ClassCnbc News) (CLASS NEWS) Per molti ricercatori, scrive la rivista scientifica Nature in un editoriale, soprattutto negli Stati Uniti, il 2025 resterà negli annali come l’anno del caos. I tagli ai finanziamenti federali e al personale pubblico, le minacce politiche alle università, la stretta sull’immigrazione e il ritiro degli Stati Uniti da organizzazioni e accordi internazionali hanno frenato la ricerca in numerosi settori, ridisegnando — probabilmente per decenni — il ruolo del maggiore finanziatore mondiale della scienza. Ma la pressione non riguarda solo Washington, continua l’editoriale. In molte parti del mondo, vincoli di bilancio, interferenze politiche e una crescente ondata di nazionalismo stanno mettendo a dura prova un ecosistema scientifico che vive di indipendenza, apertura e diversità.E poi c’è l’IA.In questi giorni il gruppo Frontiers ha pubblicato i risultati di un enorme sondaggio condotto su circa 1.600 accademici in 111 Paesi – Italia inclusa – dal quale emerge che più della metà dei ricercatori usa strumenti di AI per valutare gli articoli scientifici e quasi uno su quattro afferma di averne aumentato l’uso nell’ultimo anno. Un dato che conferma ciò che molti editor e studiosi sospettavano: i modelli linguistici di grandi dimensioni, come ChatGPT, sono ormai entrati nella routine della valutazione scientifica. Editori e istituzioni inseguono una “nuova realtà” che solleva problemi di trasparenza, qualità e integrità.L’intelligenza artificiale è già parte integrante del processo di peer review, anche se spesso in modo informale e in contrasto con le regole. Il problema è infatti che questo uso avviene spesso in contrasto con molte raccomandazioni esterne in particolare quelle che vietano di caricare manoscritti non pubblicati su piattaforme di terze parti, per tutelare riservatezza e proprietà intellettuale degli autori.