MILANO (MF-NW)--Sulla base delle proiezioni contenute nell’Ageing Report 2024 della Commissione Europea, la popolazione italiana è destinata a ridursi di quasi 6 milioni su un orizzonte al 2070 (da 59 a poco più di 53 milioni), per effetto di un tasso di fertilità tra i più bassi fra i Paesi UE (1,24 nel 2023: solo a Malta e in Spagna si registrano valori più contenuti). Per gli economisti della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, le assunzioni sul tasso di fertilità sono ottimistiche, perché la Commissione ipotizza un’inversione di tendenza già nei prossimi anni, con una risalita sino a 1,45 nel 2070 (basata su una mera ipotesi tecnica di “convergenza” verso gli Stati UE con la fertilità più alta).
Ancor più marcata sarà la contrazione della popolazione in età lavorativa (-7,2 milioni di unità), per effetto dell’invecchiamento della popolazione, che farà salire l’indice di dipendenza degli anziani dal 41% a oltre il 65%.
Meno drammatica sarà la riduzione delle forze di lavoro e dell’occupazione (-3,5 e -2,9 milioni, rispettivamente), per effetto di un tasso di partecipazione e di occupazione più elevati, soprattutto tra le classi di età più avanzate e nella popolazione femminile.
Gli economisti sottolineano che "l’impatto sul Pil potenziale sarà negativo. Il minor contributo del fattore lavoro causato dal calo dell’occupazione, nelle ipotesi della Commissione (a nostro avviso ottimistiche), è più che compensato, nel lungo termine, dall’aumento della produttività totale dei fattori e del contributo del fattore capitale. Nel breve periodo (su un orizzonte a 10 anni) prevale il freno derivante dal minor input di lavoro (che fa calare il Pil potenziale dai valori correnti, vicini all’1%, sino a un minimo di 0,5% nel 2031-33); nel lungo termine, nelle ipotesi (ripetiamo, ottimistiche) della Commissione, prevale l’effetto di crescita della produttività e del capital deepening, che fa risalire il Pil potenziale sino a una media di 1,4% nel periodo 2040-2060 (successivamente, il Pil potenziale torna a rallentare, sino a raggiungere l’1,1% nel 2070). Tuttavia, tale evoluzione, ancora una volta, è basata su un’ipotesi tecnica di convergenza (sia la produttività totale dei fattori che la produttività del lavoro convergano allo stesso valore per tutti i Paesi UE, ovvero 0,8% e 1,2% rispettivamente, nel 2070)".
Nello scenario della Commissione, la spesa pubblica legata all’età è destinata a salire di un punto di Pil nei prossimi 15 anni, con un picco nel 2036-40 (al 28,3% del Pil). Successivamente, si assiste a un calo della spesa pensionistica grazie alla diminuzione del tasso di copertura e del benefit ratio. Cresceranno anche la spesa sanitaria e quella legata all’assistenza di lungo termine, con il rischio che esse gravino in misura sempre maggiore sui privati anziché sul welfare pubblico.
Per gli economisti "lo scenario delineato dalla Commissione nell’Ageing Report pecca di ottimismo sia nelle ipotesi demografiche, relative in particolare alla risalita del tasso di fertilità (come mostra il confronto con le assunzioni contenute nei precedenti rapporti) sia nella stima delle conseguenze dell’invecchiamento della popolazione sul Pil potenziale e sulla spesa pubblica. Assumendo ipotesi più prudenziali, si riduce il miglioramento atteso della spesa pensionistica nel lungo termine (ma non emerge la necessità di correttivi immediati superiori a quanto già stimato nello scenario di base)".
GLI EFFETTI DEI TREND DEMOGRAFICI SU POPOLAZIONE, FORZE DI LAVORO E OCCUPAZIONE
Le proiezioni demografiche utilizzate dalla Commissione Europea nell’Ageing Report 2024 mostrano un calo della popolazione UE pari a oltre 17 milioni di abitanti entro il 2070 (da 449 milioni nel 2022 a meno di 432 milioni nel 2070). Tale evoluzione si declina in modi diversi tra Paesi: mentre le altre maggiori nazioni occidentali (Germania, Francia, Spagna) vedono aumentare, seppur lievemente, la propria popolazione, un ampio contributo alla contrazione della popolazione europea viene dall’Italia, che perderà 5,8 milioni di abitanti da qui al 2070, scendendo dai circa 59 milioni di individui attuali a 53 milioni. Tra i paesi UE, solo la Polonia subirà un calo demografico più ampio (-6,2 milioni). Assai significativa è anche la flessione della popolazione prevista in Romania (-4 milioni).
L’Italia è, tra i Paesi occidentali, quello dove il problema dell’invecchiamento si è manifestato più precocemente, ma il tema diverrà di importanza crescente anche per gli altri Paesi dell’Eurozona. Infatti, la popolazione è prevista iniziare a calare in Germania già a partire dal 2028, in Francia e Spagna dal 2047-48. L’unico Paese tra questi in cui il saldo naturale (differenza tra nascite e decessi) nel 2024 è previsto rimanere positivo è la Francia, che però vedrà anch’essa un graduale rallentamento sino ad approdare in territorio negativo nel 2039. Tutte e quattro le nazioni avranno un saldo naturale ampiamente negativo nel lungo termine: l’Italia toccherà un minimo a oltre -470 mila nel 2059, la Spagna a -360 mila nel 2064, la Germania a oltre -320 mila nel 2053, la Francia a -145 mila nel 2060. L’afflusso migratorio (sotto ipotesi non particolarmente aggressive1) sarà tale da compensare il saldo naturale negativo solo nella prima parte del periodo, mentre nel lungo termine, in tutti i Paesi, potrà solo attenuare il calo della popolazione indotto dalla dinamica domestica negativa, concludono gli economisti.
alb
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2310:59 lug 2024