MILANO (MF-NW)--Il presidente americano Donald Trump ha deciso di imporre dazi del 25% su auto e componenti importati, colpendo circa il 46% delle vetture vendute negli Usa. Il rischio è quello di una frammentazione della supply chain nordamericana e di tensioni con l'Unione europea e con il Giappone, avverte Carlo De Luca, Responsabile AM Gamma Capital Markets.
L'esperto sottolinea che l'Europa è fortemente esposta perchè "Volkswagen esporta circa l’80% delle auto vendute negli Usa. Mercedes e Bmw superano il 50% di quota importata. Stellantis ha esposizione rilevante via modelli prodotti in Italia, Canada e Messico. L’impatto si traduce in compressione dei margini, possibili tagli alla guidance e rischio revisione multipli nel settore auto europeo".
Tesla e Ford sono invece relativamente protette grazie alla produzione domestica (Tesla 100%, Ford 80%). GM e Stellantis sono vulnerabili per la dipendenza da Messico/Corea/Italia. Hyundai-Kia (65% import Usa) e Toyota (51%) sono particolarmente esposte.
De Luce delinea la mappa dei rischi anche per esposizione geografica. "L’industria auto tedesca esporta oltre il 15% del fatturato globale verso gli Usa. Il Giappone destina oltre il 30% delle esportazioni auto agli Usa, con impatto stimato fino al -11% per l'utile operativo di Toyota e fino al -66% per Nissan (Goldman Sachs). Francia e Italia sono colpite in modo indiretto via Stellantis e fornitori".
Quale sarà l'impatto macro? De Luca vede "uno scenario inflattivo a breve (prezzi auto +10-20%), ma con domanda debole. Rischio di stagflazione per il settore, soprattutto se i dazi si estendono ad altri segmenti. In secondo luogo, vediamo un'ulteriore pressione sulla Bce per eventuali misure accomodanti in caso di rallentamento industriale in Germania".
L'esperto infine non esclude "escalation e nuovi rischi geopolitici di varia natura: l'Ue valuta ritorsioni su settori sensibili (tech, agricoltura); aumentano le pressioni su Wto e relazioni transatlantiche; possibile rallentamento globale se le esportazioni europee verso gli Usa (che valgono il 18-20% del totale per Germania e Italia) subiscono un freno".
alb
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2708:34 mar 2025