12:24 | 28 mag 2025

FOCUS: ombre su sostenibilità del debito Usa (Pharus)

MILANO (MF-NW)--L'attenzione degli investitori globali è tornata a concentrarsi sulla sostenibilità del debito pubblico americano. Negli ultimi giorni si sono intensificati infatti i segnali di stress nel mercato obbligazionario statunitense, con il rendimento del Treasury a 30 anni che ha superato il 5.10% per la prima volta dallo scorso ottobre, ed è stata soprattutto l'asta dei Treasury a 20 anni di martedì 22 maggio a far scattare l'allarme. Per il team di gestione di Pharus questi sono elementi che riflettono una crescente esitazione degli investitori nel finanziare il debito americano.

LA RIFORMA FISCALE DI TRUMP RENDE IL CONTESTO ANCORA PIU' FRAGILE

Dopo il downgrade di Moody's sul rating del debito Usa, l'approvazione alla Camera del disegno di legge fiscale e di spesa pubblica di Donald Trump - il cosiddetto "Big Beautiful Bill" - ha reso il quadro ancora più complicato, spiegano gli esperti. Il pacchetto ora passa al senato e potrebbe aumentare il deficit ben oltre il 7% del Pil, con un impatto cumulato sul debito pubblico stimato tra i 2,5 e i 5,7 trilioni di dollari nel prossimo decennio. "Il mercato inizia dunque a scontare uno scenario che fino a pochi mesi fa sembrava impensabile: una crisi di fiducia nella capacità degli Stati Uniti di gestire in modo credibile e sostenibile il proprio debito pubblico. I Bond Vigilantes, quegli investitori pronti a vendere massicciamente obbligazioni per punire politiche fiscali ritenute insostenibili, sembrano quindi tornati in azione", commenta il team di Pharus.

La pressione fiscale si fa sentire anche a livello internazionale. I rendimenti a lungo termine sono saliti in blocco in Giappone, Regno Unito, Canada, Australia, tutti Paesi con politiche fiscali espansive e banche centrali ancora accomodanti, sottolineano gli esperti, aggiungendo che si tratta di un campanello d'allarme globale. Quando deficit e debito si combinano a inflazione sopra il target delle banche centrali e politiche monetarie tiepide, il rischio sovrano comincia a essere prezzato diversamente, spiegano gli economisti.

UNA CRISI DEL DEBITO USA NON APPARE IMMINENTE, MA CI SONO ELEMENTI DI INSTABILITÀ

Il team di Pharus si domanda se una crisi del debito Usa, "con ovvie conseguenze a livello globale", sia davvero imminente. Per ora, i dati sull'inflazione continuano a mostrarsi contenuti. Il modello Inflation Nowcasting della Fed di Cleveland stima per il mese di maggio un'inflazione core allo 0,12% su base mensile, e un Cpi headline intorno allo 0,23%. "Numeri che sembrano escludere un'esplosione improvvisa dei prezzi, anche in presenza dei dazi già implementati", commentano gli esperti, puntualizzando che il prezzo del petrolio debole contribuisce a mantenere sotto controllo le attese inflazionistiche. Tuttavia, come segnalato dal presidente della Fed, Jerome Powel, potremmo essere entrati in un'era di shock dell'offerta più frequenti e duraturi, con una maggiore instabilità delle dinamiche inflattive.

Gli esperti evidenziano poi un tema che ha destato l'attenzione degli investitori nell'ultimo mese, ovvero il comportamento anomalo della relazione tra dollaro e tassi d'interesse: per diverse settimane, abbiamo osservato un rialzo dei rendimenti dei Treasury accompagnato da un calo del dollaro. "Una dinamica che ha fatto sorgere dubbi circa la solidità della valuta statunitense, alimentando timori di uno squilibrio strutturale, richiamato alla de-dollarizzazione e creato dibattito sulla fine dell'eccezionalismo americano e sulla loro perdita di fiducia e credibilità. Tuttavia, "uno sguardo più ampio suggerisce che si tratta più verosimilmente di un'anomalia di breve termine che di un cambiamento strutturale", spiegano gli economisti. Non è infatti la prima volta nella storia che questa combinazione si verifica, e storicamente non è associata a performance particolarmente negative per l'S&P 500. Anzi, è proprio in fasi di rendimenti in crescita e dollaro debole che, in media, l'indice ha mostrato i ritorni più interessanti, osserva il team, aggiungendo che un dollaro più debole favorisce la crescita degli utili delle aziende americane con forte esposizione internazionale, che rappresentano circa il 40% del fatturato dell'S&P 500, e in genere coincide con un contesto macro più favorevole.

OCCHI PUNTATI SULLA FEDERAL RESERVE

Infine, avvicinandoci alla fine dell'anno, secondo gli esperti l'attenzione si sposterà verso la possibilità di futuri tagli dei tassi da parte della Federal Reserve, in un contesto in cui le tensioni commerciali saranno probabilmente superate e l'amministrazione americana potrà concentrarsi nuovamente su elementi più favorevoli agli investitori, primo fra tutti la deregulation (un tema particolarmente amato dai mercati azionari). Nel complesso, "non possiamo escludere che il tema del debito pubblico Usa si trasformi in una delle principali variabili di mercato nei prossimi mesi. Ma come spesso accade, le crisi possono diventare anche opportunità e come già avvenuto in passato, potrebbe creare punti di ingresso interessanti per l'investitore paziente", conclude il team di Pharus.

lvi


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