12:39 | 09 Jul 2025

FOCUS: dazi, 10 idee che gli investitori dovrebbero tenere a mente (T. Rowe Price)

MILANO (MF-NW)--Le guerre commerciali sono particolari in quanto creano contemporaneamente shock sia dal lato della domanda che dell'offerta, generando impulsi inflazionistici e recessivi. In questa situazione sembra appropriato adottare un atteggiamento difensivo, ma cosa significa “difensivo” oggi? Justin Thomson, head of the T. Rowe Price Investment Institute, e Tomasz Wieladek, Chief European Economist di T. Rowe Price, sottolineano l'importanza di capire perché e come stanno cambiando le asset class difensive.

'Sebbene i titoli del Tesoro Usa siano stati tradizionalmente utilizzati come copertura contro i rischi azionari e creditizi in periodi di recessione, questa asset class non ha storicamente funzionato bene come strumento di diversificazione in caso di vendite massicce determinate dall'inflazione', spiegano gli esperti. Analogamente, il dollaro statunitense è stato storicamente il bene rifugio di riferimento nei periodi di stress dei mercati, ma ha registrato un indebolimento atipico durante i recenti cali dei mercati legati ai dazi. Per gli economisti, 'non è chiaro se l'indebolimento del dollaro rifletta una sfiducia a breve termine nella politica statunitense o sia parte di un'inversione di tendenza a più lungo termine dei flussi di capitale globali'. Anche se l'oro e il franco svizzero sono apparentemente ancora considerati veri e propri beni rifugio, il team di T. Rowe Price avverte che 'vi sono limiti alla quantità di denaro che può essere convogliata verso tali asset'. La storia suggerisce che le questioni tariffarie avranno probabilmente implicazioni 'solo limitate' per l'asset allocation strategica, affermano gli economisti. Tuttavia, ogni nuovo paradigma economico presenta sia opportunità che sfide e non vi è alcuna garanzia che l'attuale era di dazi elevati rispecchierà quella del passato. Tenendo presente questo, ecco dieci idee che gli investitori dovrebbero tenere a mente:

1. I CICLI ECONOMICI POTREBBERO DIVENTARE PIÙ BREVI

Con l'appiattimento e l'allungamento dei cicli economici nazionali e la loro maggiore convergenza con quelli statunitensi, i rendimenti dei mercati azionari hanno registrato una minore dispersione. 'Gestire il denaro è diventata più una questione di scelta della società globale giusta piuttosto che del Paese giusto', osservano gli economisti. Ma in un mondo in via di deglobalizzazione, i vantaggi della diversificazione delle allocazioni per paese dovrebbero diventare più evidenti. Secondo il team di T. Rowe Price, i cicli economici potrebbero diventare più brevi e più intensi con l'attenuarsi della “grande moderazione”.

2. TASSI DI INFLAZIONE DISARMONICI

Nell'era della globalizzazione, un'inflazione persistentemente bassa e stabile ha consentito alle autorità monetarie di abbassare gradualmente i tassi di interesse, proseguono gli economisti. Questo contesto ha favorito un lungo mercato rialzista per i titoli di Stato e ha reso possibile un equilibrio tra economie con eccesso di capacità produttiva e altre caratterizzate da un consumo superiore alla produzione interna. Con il rallentamento degli scambi commerciali, questo equilibrio potrebbe rompersi. Le economie più produttive rischiano di affrontare pressioni deflazionistiche più intense, mentre quelle più dipendenti dalle importazioni potrebbero trovarsi a fronteggiare un’inflazione crescente. In uno scenario di questo tipo, i rendimenti obbligazionari tenderebbero ad aumentare nei Paesi esposti a rincari, mentre nelle economie con surplus produttivo potrebbero invece diminuire.

3. IL RUOLO DELLA BILANCIA DEI PAGAMENTI USA

Lo scopo dichiarato dei dazi statunitense è in parte trasformazionale, con l'obiettivo di ridurre il deficit delle partite correnti degli Stati Uniti (prevalentemente il deficit commerciale). 'Tuttavia, la riduzione del deficit della bilancia dei pagamenti richiederà una corrispondente riduzione dell'avanzo del conto capitale (che è prevalentemente determinato dai flussi di portafoglio verso azioni e obbligazioni, dagli investimenti diretti esteri e dai prestiti e dai flussi di capitale bancario)', avvertono gli economisti. Due esiti poco ottimistici di questo processo potrebbero essere una riduzione della liquidità in usd e una diminuzione dei flussi di capitali verso gli asset statunitensi.

4. LA RIORGANIZZAZIONE DEI FLUSSI COMMERCIALI

Secondo il team di T. Rowe Price, i dazi non rappresentano la fine del commercio globale come lo conosciamo, 'ma i modelli commerciali cambieranno e in questo processo ci saranno vincitori e vinti'. Se l'aumento dei dazi ridurrà i volumi commerciali lordi, la storia suggerisce che a perdere saranno gli asset dei mercati emergenti (debito, azioni e valute). Le piccole economie aperte ne risentiranno maggiormente, mentre i paesi con mercati interni relativamente grandi, dove le fonti interne rappresentano il 70% o più della domanda totale, dovrebbero ottenere risultati migliori. L'India è un esempio di quest'ultimo caso, mentre il Brasile potrebbe essere un altro. Nel lungo termine, gli investitori dovrebbero aspettarsi che la Cina acceleri la sua transizione verso il consumo interno come principale fonte di crescita.

5. L'EUROPA DEVE FARSI VALERE

Il cambiamento di atteggiamento degli Stati Uniti nei confronti delle alleanze di sicurezza di lunga data ha reso necessario un ripensamento. Togliere il freno al debito pubblico in Germania è stato un momento cruciale, sottolineano gli esperti. 'Con un certo ritardo, il nuovo atteggiamento dovrebbe tradursi in un aumento della spesa per la difesa, maggiori investimenti nelle infrastrutture e un aumento dei finanziamenti regionali'.

6. È NECESSARIO MOBILITARE L'ENORME RISERVA DI LIQUIDITÀ

Secondo gli esperti, è necessario mobilitare l'enorme riserva di liquidità inutilizzata in Europa. Che sia attraverso un'unione di mercato, un consolidamento del settore bancario europeo o una ricapitalizzazione dell’economia (re-equitization), questo processo potrebbe aumentare l'interesse e i rendimenti dei mercati azionari pubblici europei.

7. DISINTERMEDIAZIONE E CRIPTOVALUTE

Il valore delle valute legali esiste solo grazie alla fiducia nella politica dei governi e nella credibilità delle banche centrali in materia di inflazione. Con il deficit commerciale che si trasforma in deficit di fiducia, il deprezzamento dell'usd (la valuta di riserva mondiale) potrebbe indurre il settore privato ad abbandonare i canali ufficiali delle banche centrali e dei governi, avvertono gli esperti. 'Se la mancanza di fiducia è il motivo, le criptovalute forniscono i mezzi'. Una tale mossa sarebbe una boccata d'ossigeno per le criptovalute e le blockchain.

8. LE MULTINAZIONALI STATUNITENSI HANNO PIÙ DA PERDERE

Le multinazionali statunitensi, in particolare i grandi giganti tecnologici che hanno tratto i maggiori benefici dalla globalizzazione, hanno anche più da perdere. I margini di profitto degli Stati Uniti, rimasti stabili per decenni, hanno iniziato ad aumentare negli anni '90 con l'intensificarsi della globalizzazione, per poi accelerare a partire dal 2000, dopo l'ingresso della Cina nel Wto. Per gli esperti, si tratta di qualcosa di più di una 'semplice coincidenza'. Progettare un iPhone è un'impresa ad alto valore aggiunto, con margini elevati e un basso impiego di capitale; produrlo è un'impresa a basso margine e ad alta intensità di capitale. Per le multinazionali statunitensi, esternalizzare le catene di approvvigionamento e la produzione a entità straniere a basso costo è stata una mossa intelligente. Con l'aumento dell'intensità di capitale, il rendimento del capitale è destinato a diminuire. L'era della “super” redditività degli Stati Uniti potrebbe volgere al termine, avvertono da T. Rowe Price.

9. VENDETE L'ARROGANZA

Secondo gli econonisti, i termini “eccezionalità degli Stati Uniti” e il successivo “fine dell'eccezionalismo degli Stati Uniti” sono entrambi iperbolici. Tuttavia, il premio di rischio per gli asset statunitensi è in aumento ed è probabile un ulteriore ridimensionamento degli asset Usa.

10. RISCHI DI CODA CHIAVE

'Nonostante l'accordo raggiunto all'inizio di maggio, esiste ancora il rischio che lo stallo sui dazi tra Stati Uniti e Cina possa degenerare in una guerra dei capitali in cui la Cina abbandona il suo regime di cambio controllato e il mondo si divide in due regimi monetari diversi. Tutti ne uscirebbero perdenti', concludono gli esperti.

lvi


MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)

0912:39 lug 2025