07:11 | 09 lug 2025

FOCUS: investitori istituzionali stanno aumentando la propensione al rischio (State Street)

MILANO (MF-NW)--A giugno, gli investitori istituzionali hanno continuato ad aumentare la propensione al rischio nei loro portafogli, spinti anche dal calo della volatilità di mercato. È quanto emerge dall’Institutional Investor Indicators elaborato da State Street, secondo cui il mese di giugno ha registrato acquisti diffusi sugli asset rischiosi, con una maggiore concentrazione nei comparti dell’asset allocation, dell’azionario e delle materie prime.

Secondo il report, gli investitori istituzionali hanno incrementato l’esposizione alle azioni, riallocando in larga parte la liquidità disponibile. A fine giugno, il peso dell’azionario nei portafogli ha superato i livelli di inizio anno, segnalando un ritorno di fiducia. All’interno del comparto azionario, si è registrato un flusso costante di acquisti sui titoli statunitensi, con un focus evidente sul settore tecnologico. Anche i titoli energetici e le valute legate alle materie prime sono stati oggetto di forti acquisti, probabilmente sostenuti dall’aumento dei prezzi del petrolio innescato dalle tensioni in Medio Oriente.

“Gli investitori istituzionali, secondo il database di State Street, hanno trascorso il mese di giugno aumentando il rischio nei loro portafogli, forse perché la pausa delle tensioni commerciali e il calo della volatilità dei mercati li hanno spinti ad assumere rischi. In effetti, abbiamo osservato che la narrazione della guerra commerciale sta perdendo presa sui mercati. Notiamo in particolare un’assunzione di rischio particolarmente forte nell’azionario, dove gli investitori stanno ricostruendo il loro sovrappeso agli Stati Uniti dopo aver ridotto l'esposizione nel primo trimestre", ha affermato Marija Veitmane, head of Equity Research di State Street Markets.

A livello settoriale, gli acquisti più consistenti si registrano nel settore tecnologico, che mantiene una solida prospettiva di crescita degli utili anche nell’attuale contesto di incertezza. Se l’allocazione complessiva degli investitori verso le azioni è tornata ai livelli di inizio anno, non si può dire lo stesso per partecipazioni in azioni statunitensi o nel settore IT. "Le esposizioni verso questi comparti rimangono ancora al di sotto dei livelli di inizio anno, e gli investitori istituzionali sono attivamente impegnati ad aumentarle", ha commentato Veitmane.

Oltre a finanziare queste operazioni reinvestendo la liquidità, gli investitori istituzionali hanno anche venduto azioni europee. Tuttavia, questo atteggiamento costruttivo nei confronti delle azioni statunitensi non si estende ad altri asset Usa. "Stiamo infatti osservando forti vendite di Treasury e di dollari statunitensi. Questo è particolarmente sorprendente, poiché le posizioni detenute in entrambi questi asset si trovano già ai minimi da diversi anni", ha osservato l'esperta. Gli investitori continuano a mettere in discussione lo status di bene rifugio di entrambi gli asset, poiché né le vendite di azioni statunitensi (nel primo trimestre), né le crescenti preoccupazioni sulla sostenibilità fiscale (nel secondo trimestre), né la guerra in Medio Oriente (più di recente) hanno stimolato acquisti su questi fronti. Le vendite di Treasury statunitensi contrastano con gli acquisti di titoli di Stato giapponesi e di obbligazioni europee; allo stesso modo, gli investitori hanno preferito l’euro e le valute legate alle materie prime rispetto all'usd, ha sottolineto Veitmane.

Tuttavia, l’appetito per le azioni europee è rimasto debole a giugno. Infatti, gli investitori istituzionali hanno continuato a vendere sia azioni dell’Europa continentale che del Regno Unito. Le vendite più forti si sono registrate nei mercati più grandi e con rendimenti passati più elevati, come Germania e Spagna. Tra i settori, i maggiori deflussi si sono concentrati nei titoli finanziari, mentre gli investitori istituzionali si sono spostati dai settori ciclici verso quelli difensivi. "Queste vendite mettono in discussione il forte sentiment positivo osservato all’inizio dell’anno nei confronti delle azioni europee, sulla scia delle prospettive di un possibile aumento della spesa fiscale nella regione”, ha concluso l'esperta.

lvi/com

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0919:11 lug 2025