MILANO (MF-NW)--L'amministrazione Trump sta esercitando forti pressioni sulla Fed affinché riduca in modo aggressivo i tassi di interesse, anche se l'inflazione dell'indice dei prezzi al consumo (Cpi) è superiore all'obiettivo del 2,0% (attualmente è del 2,9%*). Questa intromissione ha generato sgomento tra gli investitori, dato il consenso macroeconomico che impone che le banche centrali decidano in modo trasparente ed indipendente sui tassi di interesse. "Il presidente Trump ha descritto l'attuale presidente Powell come troppo lento nel procedere al taglio dei tassi, arrivando persino a cercare di licenziare la governatrice della Fed Lisa Cook, sostenitrice di una politica monetaria restrittiva, e a nominare Stephen Miran, che ha chiesto ben cinque tagli dei tassi solo quest'anno", commenta Julian Howard, Chief Multi-Asset Investment Strategist di Gam.
LA POLITICA MONETARIA ESPANSIONISTICA È SOSTENUTA DA RAGIONI POLITICHE
Le principali ragioni che spiegano l'entusiasmo dell'amministrazione circa un approccio monetario espansivo, spiega l'esperto, sono riconducibili "all' impatto che potrebbe avere dal punto di vista politico in vista delle elezioni di medio termine, poiché è uno dei fattori determinanti, se non il fattore determinante, per il successo elettorale". In particolare, il presidente Trump ha sottolineato "il vento contrario rappresentato dall'aumento dei tassi di interesse e, in un certo senso, non ha torto, dato che il tasso ipotecario a 30 anni è attualmente superiore al 6,30% secondo Bankrate.com". Inoltre, nell'amministrazione, si ritiene "che i tagli dei tassi di interesse potrebbero alleviare la spinosa questione dell'enorme deficit di bilancio, che attualmente supera il 6% del prodotto interno lordo". Concentrandosi sulla questione dei tassi ipotecari e del costo del servizio del debito americano, "l'amministrazione rivela una possibile incomprensione di come funzionano effettivamente i tassi di interesse di mercato", spiega Howard. "Il tasso ipotecario a 30 anni è di per sé una funzione del titolo del Tesoro Usa a 10 anni, con un rendimento aggiuntivo per il rischio di credito e di rimborso e i costi di servizio. Un rapido sguardo ai rispettivi andamenti nel tempo rivela che essi seguono lo stesso schema generale, con il tasso ipotecario a 30 anni che mostra uno spread compreso tra 1 e 3 punti percentuali rispetto al rendimento del titolo del Tesoro Usa 10 anni nell'ultimo quarto di secolo".
SENZA LA FED, FORTE RISCHIO DI CRESCITA DELL'INFLAZIONE
Un rischio che gli investitori dovrebbero considerare con particolare attenzione è la crescita dell'inflazione. "L'indice Cpi negli Stati Uniti è già più alto del previsto, in gran parte a causa delle elevate aspettative di inflazione nel contesto della guerra commerciale che l'amministrazione sta combattendo". L'eliminazione dell'indipendenza della Fed distruggerebbe ogni garanzia per gli operatori di mercato che l'inflazione sia "tenuta sotto controllo da un'istituzione il cui scopo proprio era quello di combatterla. Le aspettative inflazionistiche decollerebbero", continua Howard, "e l'inflazione effettiva seguirebbe poco dopo, come quasi sempre accade quando le aspettative aumentano". Allo stesso modo, il dollaro statunitense probabilmente si deprezzerebbe, "poiché la fiducia nel sistema finanziario statunitense verrebbe meno e il capitale globale cercherebbe tassi di interesse migliori altrove".
ASSET REALI E AZIONI STATUNITENSI COME POSSIBILI SOLUZIONI
Gli investitori potrebbero rispondere a questa incertezza concentrandosi sugli asset più sicuri, tra cui le materie prime come gli immobili e l'oro. Inoltre, spiega Howard, "un dollaro Usa in calo sarebbe sicuramente positivo per le azioni dei mercati emergenti (Em), data la relazione storicamente inversa tra questi ultimi e il biglietto verde". Gli investitori multi-asset, non potendo posizionare i loro interi portafogli sulla base della possibilità di un particolare cambiamento di politica, dovrebbero considerare che "gli utili delle società statunitensi hanno dimostrato una straordinaria capacità di superare l'inflazione nel tempo, rendendo Usa Inc. un vero e proprio price-setter". L'esperto conclude spiegando che "anche se un inaspettato smantellamento dell'indipendenza della Fed potrebbe causare uno shock dei prezzi a breve termine per i consumatori statunitensi, la storia ha dimostrato che gli investitori farebbero bene a mantenere le loro esposizioni azionarie statunitensi core".
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2713:38 ott 2025